Storia

NATO: come gli USA hanno truffato i russi

La NATO non doveva espandersi a est, lo dicono gli americani e non i filoputiniani

L’approfondimento video di questo articolo

Ci sono tantissime fonti americane, che arrivano dalle Università americane, che arrivano dal Governo americano, che arrivano dagli studiosi americani, grandissimi studiosi americani, e che dicono tutti la stessa cosa: abbiamo truffato i russi e gli abbiamo fatto credere che la NATO non si sarebbe espansa verso est.

Sto per mostrarvi una montagna di documentazione, tutta di provenienza americana, tutta di grandissimo pregio e massima credibilità, che racconta la stessa cosa: la NATO non si doveva espandere verso est. E la cosa incredibile è che non lo dicono i filo-russi, ma soggetti che più occidentali e americani di così si muore.

Molti hanno provato a smentire, a negare, e a deridere questa evidenza storica. Ma di fronte a questa mole di documenti diventa impossibile ormai negare l’evidenza.

Iniziamo la nostra analisi leggendo quello è stato pubblicato sul sito del National Security Archive.

Si tratta di un ente di ricerca e archivio che si trova presso la George Washington University di Washington DC. Nasce nel 1985 ed è un centro nevralgico del giornalismo investigativo, e ospita documenti relativi agli affari internazionali che man mano vengono declassificati dal governo americano.

Il National Security Archive ha stimolato fino ad oggi la declassificazione di più di 15 milioni di pagine di documenti, in base al Freedom of Information Act, che è una legge che negli Stati Uniti, con certe restrizioni, permette di richiedere informazioni alla pubblica amministrazione che, su richiesta e con determinati limiti, le deve rendere pubbliche. È il diritto all’informazione dei cittadini americani, in sostanza.

Ebbene, sfruttando il Freedom of Information Act, il National Security Archive della George Washington University ha pubblicato nel corso del tempo tanti documenti che adesso analizzeremo, ripeto, di provenienza americanissima visto che nessuno dei soggetti menzionati finora ha simpatie filorusse.

Per capire di che documenti si tratta però vi devo raccontare una storia.

La riunificazione della Germania

Torniamo indietro di 35 anni, è 1989. La Germania è divisa in due, è il risultato della Seconda Guerra Mondiale. La parte ovest è un paese occidentale, membro della NATO dal 1955. La Germania Est, la DDR, la Repubblica Democratica Tedesca, è invece uno dei regimi più oppressivi della storia, ed è parte del Patto di Varsavia, l’alleanza militare sovietica che è il corrispettivo della NATO nel mondo socialista.

Quello che una volta era un Paese unico è tagliato in due dalla cortina di ferro, la linea immaginaria che separa il “noi” dal “loro”, attraverso il quale due blocchi che erano agli opposti nella loro visione del mondo si sono fronteggiati per quarant’anni.

Ma è tempo di cambiamenti, come canta Klaus Meine degli Scorpions in Wind of Change, un pezzo che sarà la colonna sonora di quei giorni di rivoluzione.

E così il 9 novembre 1989, venne tirata giù quella che ufficialmente per la DDR si chiamava Barriera Antifascista, così era chiamato il Muro di Berlino, perché nella propaganda socialista doveva servire per proteggersi da possibili attacchi da quella piccola isola occidentale immersa in incubo socialista che era Berlino Ovest.

Ronald Reagan durante il discorso del 1987 a Berlino

«Mr. Gorbachev, tear down this wall», aveva pronunciato Ronald Reagan solamente due anni prima, durante un discorso tenuto di fronte alla Porta di Brandeburgo. E una volta che il muro venne tirato giù per davvero si iniziò a pensare anche alla Anchsluss, la riunificazione delle due Germanie.

Era un mondo in veloce cambiamento, quello di quegli anni, ma se era vero che la DDR era in avanzato stato di decomposizione, l’Unione Sovietica in quel momento era ancora un monolite e il Patto di Varsavia era ancora una alleanza militare pienamente operativa. E sebbene, di lì a poco, si sarebbero dissolti entrambi, nessuno in quel momento poteva prevedere che tutto questo sarebbe accaduto così velocemente come poi è avvenuto.

Fu in questo scenario storico che si iniziò a discutere della possibile riunificazione della Germania, che ovviamente andava concordata con tutti gli attori in quel momento in scena. Eh sì, perché c’erano quattro potenze che si spartivano a vario titolo pezzi di territorio tedesco sin dalla fine della seconda guerra mondiale: Francia, Regno Unito, Stati Uniti e Unione Sovietica. Ognuno dei quattro occupava un pezzo di Germania orientale, in particolare i sovietici avevano tutta la Germania Est, a eccezione di Berlino Ovest, che era divisa in tre settori rispettivamente sotto il controllo di Stati Uniti, Regno Unito e Francia.

La Germania divisa in due e Berlino… divisa in due

Quindi qualora la Germania si fosse riunificata e fosse tornata a essere uno stato pienamente sovrano, queste quattro potenze avrebbero dovuto rinunciare a qualcosa. Quantomeno ai territori che occupavano. E certamente quelli che avrebbero dovuto rinunciare più di tutti erano i sovietici, perché avrebbero perso un pezzo più grande di territorio, ma soprattutto perché sapevano che la Germania riunita si sarebbe avvicinata ai loro nemici unendosi sotto il segno della NATO e non certamente del patto di Varsavia. Perché nell’unione la parte che sarebbe sopravvissuta era quella Ovest, e quella soccombente, inglobata dall’altra, era quella Est.

Direi giustamente, visto che quello era un mondo fallimentare.

Comunque, per riunire la Germania bisognava che tutte e quattro le potenze riuscissero a trovare un accordo. Ovviamente lo si trovò, visto che oggi di Germania ce n’è una sola, ma stiamo parlando di un processo che si concluse completamente nel marzo 1991, data in cui la Germania acquisì definitivamente la piena sovranità su tutto il territorio tedesco. E nel marzo del ’91 l’Unione Sovietica non era ancora crollata, solo la Lituania aveva già dichiarato la propria indipendenza, e il Patto di Varsavia era ancora valido, anche se aveva già iniziato a perdere pezzi.

Questo per dire che nel corso di tutta la trattativa per la riunificazione della Germania, la controparte con cui si è cercato l’accordo è sempre stata l’Unione Sovietica, fino all’ultimo. E ovviamente, per convincerla a dare il suo consenso, gli americani, gli inglesi, i francesi e i tedeschi stessi, hanno dovuto fare di tutto per convincere l’allora presidente dell’URSS della bontà dell’accordo.

Bene, è proprio nel corso di queste trattative che, allo scopo di rassicurare Gorbachev sul fatto che la nuova Germania unita non sarebbe stata utilizzata per minacciare militarmente l’Unione Sovietica, sarebbe stata pronunciata la famosissima promessa che la NATO non si sarebbe espansa «di un solo pollice a est», «not one inch eastward».

Una promessa che serviva per assicurare ai sovietici che non si sarebbero ritrovati le armi della NATO più vicine a sé, se avessero concesso la riunificazione. Altrimenti perché mai Mosca avrebbe dovuto accettare di mettersi in una posizione sfavorevole facendosi del male da sola?

Perché è vero che di lì a poco l’impero sovietico si sarebbe dissolto, ma a quei tempi nessuno ancora lo poteva prevedere, e nessuno si aspettava che sarebbe accaduto così velocemente.

Mikhail Gorbachev

Fin qui comunque stiamo parlando di cose note, che tutti abbiamo già sentito. Ma sappiamo anche che molti dicono che queste cose sono false, che queste promesse non ci furono, dicono che sono state sbugiardate. Si dice che la promessa della non espansione della NATO è stata fatta addirittura a “titolo personale” dal segretario di Stato americano James Baker, e qualcuno addirittura aggiunge anche che è stata “sbugiardata la sera stessa”.

E questa lettura sembrerebbe confermata dalla forma definitiva che poi ha preso l’accordo, quello che è stato effettivamente firmato. Perché alla fine le potenze si mettono d’accordo su una cosa: la Germania si riunirà, ma nero su bianco scrivono che la nuova Germania unita, composta dai pezzi Ovest e Est, entrerà tutta nella NATO, tuttavia nella parte di paese orientale, quella che una volta era la Germania Est, non potranno esserci basi NATO, truppe, strutture militari NATO né armi di distruzione di massa. Questo è quello che alla fine tutti firmeranno, e nel trattato effettivamente non si dice nulla sulla espansione della NATO in generale, si parla solo dell’assetto militare della Germania unificata.

James Baker, Segretario di Stato americano

Bene, ho fatto una grande ricerca, mi sono tuffato dentro le fonti americane, e adesso vi posso dimostrare che nonostante l’impegno di non espandere la NATO a est non sia stato scritto nero su bianco nel trattato, questo impegno è stato preso e doveva essere rispettato. E non è stato preso solo dal Segretario di Stato James Baker, che ovviamente non poteva parlare a titolo personale in quanto Segretario di Stato, io vi posso dimostrare che questi impegni sono stati dichiarati in più occasioni e da più persone, e vi posso dimostrare che ci sono diversi studiosi ed ex funzionari americani che sostengono che gli Stati Uniti abbiamo volutamente fregato i russi. Tutte le fonti che userò sono americane, non ci sono filorussi e filoputiniani qui, anzi, sono tutti atlantisti e anti-putiniani.

Per iniziare, andiamo a vedere i documenti pubblicati dal National Security Archive.

I documenti del National Security Archive

I documenti sono tanti, trenta, e vanno dal 1 febbraio 1990 al 1 luglio del 1991, quindi addirittura superano la chiusura dell’accordo. Si tratta di minute di riunioni, di comunicazioni, telefonate, appunti, addirittura diari, che dimostrano senza alcun dubbio che le rassicurazioni fatte dal blocco occidentale all’Unione Sovietica per tranquillizzarli sulle loro preoccupazioni di una eventuale espansione NATO, sono tante, tantissime, fatte da persone diverse, in momenti diversi e reiteratamente.

La pagina web del National Security Archive che ospita questi documenti la chiama una “cascata di assicurazioni”, a sottolineare quanto sia importante e voluminoso il pacchetto che prova quanto successo.

La pagina dedicata alla faccenda, sul sito del National Security Archive

Di più, dice sin da subito che non è vero che le assicurazioni si limitavano a discutere cosa ne sarebbe stato del futuro della Germania, che in quel momento era l’oggetto del contendere, ma andavano ben al di là e abbracciavano l’assetto militare, e della NATO, di tutta l’Europa orientale.

È il National Security Archive stesso che dice: «le successive denunce sovietiche e russe di essere stati ingannati riguardo l’espansione della NATO trovano fondamento nei memo delle telefonate e degli incontri avvenuti ai massimi livelli». Oh, lo dicono gli americani.

Arrivano a dire che i russi sono stati “indotti a credere”, alludendo al fatto che siano stati fregati, perché quanto successo presuppone la volontà, il dolo.

C’è per esempio un documento in cui l’ambasciata americana a Bonn, l’allora Capitale della Germania Ovest, informa Washington che il ministro degli Esteri della Germania Ovest Genscher aveva chiarito in un discorso pubblico che «i cambiamenti nell’Europa orientale e il processo di unificazione tedesca non dovranno portare a una compromissione degli interessi di sicurezza sovietici. Pertanto, la NATO dovrebbe escludere un’espansione del suo territorio verso est, cioè avvicinandosi ai confini sovietici»

È una anticipazione di quello che poi avverrà all’interno della Germania, ma dimostra che tutti sapevano che quella era una rassicurazione importante.

E c’è anche un altro documento che parla da solo. C’è la memoria di un incontro tra il ministro degli esteri britannico, Hurd, e quello della Germania Ovest, sempre Genscher, incontro nel quale il tedesco disse all’inglese: «i russi devono avere qualche garanzia che se, per esempio, il governo polacco lasciasse il Patto di Varsavia un giorno, non aderirebbe alla NATO quello successivo».

Cosa che dimostra che si sapeva benissimo che il problema non riguardava soltanto la riunificazione della Germania, ma che servivano garanzie che riguardassero anche gli altri paesi europei.

Ci sono poi molti documenti che rendono conto di ciò che davvero ha detto il Segretario di Stato americano James Baker. E non si parla solo di quella promessa, fatta in una occasione a titolo personale.

Sentite cosa dice al ministro degli esteri sovietico: «una Germania neutrale acquisirebbe senza dubbio una propria capacità nucleare indipendente. Tuttavia, una Germania saldamente ancorata a una NATO cambiata, con questo intendo una NATO che è molto meno un’organizzazione militare, e molto più politica, non avrebbe bisogno di capacità indipendenti. Naturalmente, dovrebbero esserci garanzie ferree che la giurisdizione o le forze della NATO non si sposteranno verso est. E questo dovrebbe essere fatto in modo da soddisfare i vicini della Germania a est».

Come a dire, la Germania da sola è pericolosa, meglio metterla sotto l’ombrello della NATO così la possiamo contenere. Altrimenti si fa la bomba atomica da sola.

Ovviamente nei documenti c’è anche la parte più nota e famosa della vicenda, quella del “non un pollice verso est”, espressione che non fu usata una volta sola, ma ben tre volte nell’incontro tra Baker e Gorbachev del 9 febbraio 1990. Baker assicurò a Gorbachev che «né il presidente né io intendiamo trarre vantaggi unilaterali dai processi in corso» e che gli americani hanno capito che «non solo per l’Unione Sovietica ma anche per gli altri paesi europei è importante avere garanzie, se manteniamo una Germania parte della NATO, nemmeno un centimetro dell’attuale giurisdizione militare della NATO si estenderà in direzione est».

Più avanti nella conversazione Baker ripone la proposta sotto forma di domanda, chiede a Gorbachev: «preferiresti una Germania unita fuori della NATO, che sia indipendente e senza forze statunitensi, o preferiresti una Germania unita sotto la NATO ma con le assicurazioni che non ci sarà un’estensione dell’attuale giurisdizione della NATO verso est?».

I declassificatori di questo documento hanno oscurato la risposta di Gorbachev, a volte questi documenti resi pubblici sono comunque parzialmente oscurati, ma noi sappiamo che Gorbachov risponde tale espansione sarebbe “inaccettabile”, e lo sappiamo grazie alla lettera inviata da Baker a Kohl, il cancelliere della Germania Ovest, il giorno successivo, lettera che contiene il riepilogo della conversazione avuta con Gorbachev in cui Baker riporta la risposta del leader sovietico, che aveva detto «Certamente qualsiasi estensione della zona della NATO sarebbe inaccettabile».

Helmut Kohl, il cancelliere della Germania Ovest, andato a Mosca anche lui per trattare la riunificazione, capito che Mosca voleva rassicurazioni sulle attività della NATO per dare il suo benestare alla riunificazione, andò da Gorbachev e gli disse «Crediamo che la NATO non dovrebbe espandere la sfera della sua attività». Anche questo è nei documenti.

Poi ad aprile arrivò a Mosca anche il ministro degli esteri britannico, Hurd. Che andò da Gorbachev e gli disse riconosceva l’importanza di non fare nulla che pregiudicasse gli interessi e la dignità sovietica.

Di più ancora si esporrà Mitterand, che disse a Gorbachev che personalmente era favorevole addirittura allo smantellamento graduale dei blocchi militari. Ma questa insomma era una sua opinione personale naturalmente.

Poi venne il turno di Margaret Tatcher. La Thatcher disse che alla conferenza della NATO che si sarebbe stata di lì a poco, la NATO si sarebbe trasformata verso un’alleanza più politica e meno minacciosa militarmente. In effetti la conferenza NATO si chiuse con la Dichiarazione di Londra, con cui l’alleanza a parole si apriva ai sovietici e stabiliva relazioni diplomatiche con i sempre più ex-avversari, addirittura invitandoli al quartier generale. E i sovietici ci andarono, e anche in quella occasione vennero rassicurati. Gli venne detto che l’Unione Sovietica sarebbe stata incorporata nel sistema di sicurezza europeo, gli venne fatto credere che sarebbero stati trattati da amici.

Tutti questi documenti mostrano che Gorbachev accettò l’unificazione tedesca sotto il segno della NATO grazie a questa cascata di assicurazioni, e sulla base della sua stessa convinzione che il futuro dell’Unione Sovietica dipendeva dalla sua capacità di integrarsi in Europa, e sapeva che per questo la Germania sarebbe stata l’attore decisivo. Lui e la maggior parte dei suoi alleati credevano che una casa comune europea che integrasse la Russia fosse possibile e che si sarebbe sviluppata parallelamente alla trasformazione della NATO, che man mano da organizzazione militare sarebbe diventata una creatura politica, come gli avevano assicurato. Gorbachev era certo che lo scenario post-Guerra Fredda avrebbe tenuto conto degli interessi e della sicurezza sovietica.

Ma il Dipartimento di Stato americano segretamente la pensava diversamente. C’è un documento del 25 ottobre 1990 in cui scrive che è meglio  lasciare “la porta della NATO socchiusa” per i paesi dell’Europa orientale. Perché al momento, e sottolinea al momento, è meglio non parlare della loro possibile adesione all’Alleanza. Bisogna pensare a come presentare questa possibilità.

Stanno giocando sporco, sanno benissimo la possibilità dell’ingresso di altri Paesi ci sarà, ma scelgono di non parlarne ora perché non è il momento, e potrebbe guastare i rapporti con l’Unione Sovietica. Mentre danno rassicurazioni a Gorbachev, sanno già benissimo che non le rispetteranno.

Me sentite qua. Marzo 1991: secondo il diario dell’ambasciatore britannico a Mosca che assiste a una serie di incontri tra il primo ministro britannico John Major e i funzionari sovietici. Il ministro della Difesa sovietico, il maresciallo Yazov, che chiese al premier inglese: «e se Ungheria, Polonia e Cecoslovacchia fossero interessate ad aderire alla NATO?». Major gli rispose che «Non accadrà nulla del genere».

E questa è solo una parte di quello che potrete trovare nei trenta documenti pubblicati sul sito del National Security Archive, ma tutto va in questa direzione. Tutti i documenti sono convergenti nel dipingere un quadro molto chiaro: non solo Baker, e non solo gli americani, ma le forze occidentali in generale hanno promesso all’Unione Sovietica di rispettare le loro necessità di sicurezza, che passavano immancabilmente dalla richiesta di evitare ogni ampliamento verso est dell’alleanza militare occidentale. 

Come dirà Gorbachev nel 2014, e ho fatto un breve video che si concentra proprio sulla sua famosa intervista, in quel contesto si stava raggiungendo un accordo sulla riunificazione tedesca. Attenzione: non è assolutamente vero, come dice qualcuno, che Gorbachev in quell’intervista smentì il tradimento degli occidentali, guardate il video e capirete il perché.

Quello che Gorbachev non dice è che man mano che le trattative andavano avanti la posizione e la forza contrattuale dell’Unione Sovietica andava indebolendosi, ci si stava infatti avvicinando al punto di rottura del blocco sovietico. Di conseguenza, c’è anche da dire che l’URRS non era nella posizione di poter pretendere o imporre un trattato separato sul non ampliamento della NATO. E quindi si portò a casa solo quello che poteva, cioè la garanzia scritta che dentro la Germania unita la NATO si fermasse sul vecchio confine dell’ex Germania Est.

Tuttavia la predisposizione russa guardava favorevolmente a occidente e, come conferma anche il National Security Archive, i russi erano speranzosi di un futuro fatto di inclusione europea e cooperazione, speranze che verranno tradite alla prima occasione disponibile.

Sì, ma non c’è nessun trattato

Qualcuno a questo punto obbietterà che hanno rispettato la parola data, perché l’unica cosa che conta è ciò che è scritto nero su bianco, e che quindi la NATO e gli Stati Uniti non hanno, in punta di diritto, tradito nessuno.

Ed è vero che non c’è alcun trattato che impedisce alla NATO di mantenere, come dice lei, la sua porta aperta verso tutti i paesi che desiderano entrare nell’alleanza.

Però, nell’accordo sulla riunificazione della Germania, nero su bianco, c’è un dato. Si è stabilito, su richiesta sovietica, di impedire alla NATO di schierare truppe, strutture, e armamenti nella parte est del Paese.

Ora, perché l’URRS ha fatto questa richiesta? Bisognerà pur chiederesi quale sia lo scopo di questa clausula o, come si dice in linguaggio giuridico, quale sia la ratio della norma. Cosa si voleva ottenere?

Ovviamente, e basta usare un po’ di logica per arrivarci, lo scopo era evitare che le forze armate di una alleanza militare avversaria si avvicinassero troppo al confine sovietico. Ma se è così, è ovvio che il principio per i sovietici era importante a prescindere che si stesse parlando di Germania o di altri paesi. È chiaro che il problema della distanza dal confine deve valere a maggior ragione, quando parliamo di altri paesi coinvolti nella NATO ancora più a est della Germania est.

È ovvio quindi che quando si è deciso di ignorare questa necessità russa, integrando nell’alleanza man mano paesi sempre più vicini alla Russia, lo si è fatto consapevoli che la cosa avrebbe creato preoccupazioni e attritti con l’URRS nel frattempo diventata Federazione Russa.

Voi direte, sì, va bene, ma non c’è scritto da nessuna parte e quindi facciamo lo stesso quello che vogliamo. Ok, fate quello che volete, basta che siate coscienti del fatto che state buttando nell’immondizia le relazioni pacifiche, stabili, cooperative, e amichevoli di un paese che via aveva fatto presente le sue esigenze, e che voi avete deciso di calpestare soltanto perché siete liberi di farlo.

Tra l’altro la mia analisi sullo scopo di quella clausula non è campata in aria, ma nasce da un principio cardine del diritto, che si chiama “interpretazione teleologica”. È un principio che istituirono gli antichi romani, padri del diritto, che è valido e utilizzato ancora oggi. I nostri avi dissero: «interpretare le leggi non significa capire meccanicamente le loro parole, ma comprenderne l’effettiva portata nel loro complesso».

So che un sacco di persone rideranno di fronte alle mie domande sullo scopo della norma voluta dai russi, ma il diritto funziona anche così.

Non a caso, i russi si sono lamentati del tradimento ben prima dell’arrivo di Putin. Le prime rimostranze davanti a una possibile espansione della NATO le fece il presidente russo Boris Yeltsin, già nel 1993 pensate, quando Rep. Ceca, Ungheria e Polonia mostrarono interesse nell’ingresso nella NATO. Yeltsin scrisse una lettera a Bill Clinton nella quale denunciava la possibile espansione del Patto Atlantico come una sorta di “neo-isolamento” della Russia. Yeltsin ricordava a Clinton che lo spirito dell’accordo sulla riunificazione della Germania impediva una espansione a est della NATO, e questa lettera è molto importante perché è il primo atto storico in cui i russi denunciano apertamente il tradimento di questa promessa occidentale, e la cosa avviene in tempi non sospetti rispetto ai fatti che vediamo oggi.

Yeltsin fu rimesso al suo posto con le solite promesse americane sul fatto che non si dovesse preoccupare, e alla fine fu costretto ad accettare lo stato di fatto e a fare buon viso a cattivo gioco. Non aveva altra scelta, anche perché la Russia stava attraversando uno dei momenti più bui e più duri, che la vedevano debole e impotente.

Vi faccio notare comunque che i russi, già allora, parlarono di spirito tradito, perché si rifanno proprio a quella interpretazione della norma che discende dal suo scopo. Lo scopo era tenere le vostre armi lontane da noi, e voi eravate d’accordo con questo, tanto che quando si è discusso del caso specifico della Germania, lo formalizzammo in un trattato. Perché adesso vi comportate diversamente?, chiede Yeltsin agli Stati Uniti?

Ma voglio portarvi anche altre testimonianze. Perché altrimenti potreste pensare che la mia interpretazione dei documenti del National Security Archive, magari non sia corretta. Allora adesso ascoltiamo le parole di alcuni importantissimi politologi. Stiamo parlando di grandissimi pensatori e studiosi, e tutti filo americani.

Il politologo (americano) John Mearsheimer

Partiamo da John Mearsheimer. Politogo di grandissima fama, americano, certamente non filo putiniano. Quello che vi leggo arriva da un suo discorso alla Chicago University.

The west is responsible for this mess
(l’occidente è responsabile di questo casino)

John Mearsheimer

Mearsheimer dice: «Abbiamo cercato di trasformare l’Ucraina in un avamposto occidentale al confine con la Russia. E i russi hanno risposto che no, non sarebbe successo, e avrebbero fatto quanto fosse stato possibile, per loro, per evitarlo».

John Mearsheimer

E prosegue: «Dagli anni ’90 i russi hanno fatto sapere che erano assolutamente contrari all’espansione della Nato, solo che erano troppo deboli per potervisi opporre. Finché non si arriva al vertice Nato di Bucharest del 2008, in cui si aprono le porte a Georgia e Ucraina e si chiudono i lavori con la dichiarazione ufficiale di impegno per un loro successivo ingresso nella NATO. Putin stesso dichiara che l’Ucraina e la Georgia, se diventeranno parte della NATO, saranno una minaccia diretta alla Russia. La guerra in Georgia dell’agosto 2008 è la diretta conseguenza di questo».

Sono parole che in Italia varebbero l’etichetta di filo putiniano, pacifinto, amico dei terroristi e qualsiasi altra cosa possa venire in mente nella piccola mente chiusa di un italiano qualsiasi.

Ma non è finita, Mearsheimer prosegue: «Dopo lo scoppio della violenza russa abbiamo iniziato a dire che abbiamo fatto bene a espandere a est la Nato, proprio per proteggere quei paesi dall’aggressività di Putin. Ma non c’è neppure una singola evidenza che pensassimo questo prima della reazione russa alla espansione della Nato. Non c’è da nessuna parte evidenza che pensassimo di voler espandere la nato per contenere l’ingordigia russa».

Perché: «Non c’è evidenza che si fosse rilevata alcuna aggressività russa, e infatti non lo pensavamo. Il fatto, qui, è che solo dopo il 2014 abbiamo deciso che la Russia era aggressiva. Solo dopo abbiamo deciso che lo scopo di Putin era ricreare l’impero russo. E questo tra l’altro è proprio il motivo per cui siamo stati colti impreparati, è il motivo per cui avevamo iniziato a disarmarci. Perché non ce lo aspettavamo».

Questo tra l’altro spiega anche perché è idiotico continuare a ripetere come degli ossessi che “la NATO non rappresentava una minaccia perché in questi anni ci siamo solo disarmati e abbiamo speso sempre meno in difesa”. Queste parole certificano l’inettitudine e l’incapacità di leggere la storia di chi le pronuncia.

L’analista Vladimir Pozner

Passiamo a un altro analista, Vladimir Pozner, sì, di origini russe, ma nato a Parigi e tutt’altro che filo Putin. Quello che vi leggo arriva da un suo discorso alla Yale University.

Pozner lo dice senza mezzi termini: «Quello che è stato fatto è stato trattare la Russia dicendole “voi ora siete una paese di second’ordine…. per favore, state zitti”».

E ancora: «Quando Putin chiese agli USA di poter entrare nella Nato, sulla base del fatto che l’organizzazione era stata creata per difendere l’Europa dalla minaccia Sovietica, e ora che la minaccia Sovietica non c’era più si poteva realizzare qualcosa di utile per entrambi, gli fu risposto “vai farti un giro”».

Ma ecco uno dei passaggi più interessanti: «Trovate un solo momento da quando Gorbachev ha preso il potere nel ’85 a quando Putin nel 2007 ha partecipato alla conferenza di Monaco, in cui la Russia si sia mostrata in qualsiasi modo rabbiosa, irritante o deludente per gli Stati Uniti. Non c’è niente di tutto ciò».

Ed è il secondo a dirlo. Rilancio la sfida anche a voi, trovate un solo periodo in questo lasso di tempo in cui la Russia si sia dimostrata aggressiva verso ovest.

Anche perché: «Volontà di collaborazione che Putin ha dimostrato, non con le parole, ma con i fatti, appena dopo l’11 settembre. Chiamò subito Bush e offrì il suo aiuto. Volete mettere i vostri soldati nell’Asia centrale, sul nostro confine? Siete nostri ospiti. E in Georgia? Assolutamente, subito. Vogliamo combattere il terrorismo insieme. Nonostante tutto questo, non ha avuto nulla in cambio».

Almeno fino a un certo punto. Alla fine, nel 2007 a Monaco, alla conferenza sulla sicurezza internazionale, Putin disse: «credo che sia ovvio che l’espansione della NATO non ha nessuna relazione con la modernizzazione dell’alleanza o con la sicurezza dell’Europa. Al contrario, è una seria provocazione che riduce il livello di mutua fiducia. E noi abbiamo il diritto di chiedere contro chi è intesa questa espansione? E cosa è successo alle rassicurazioni che ci fecero i nostri partner occidentali fatte dopo la dissoluzione del patto di Varsavia? Dove sono quelle dichiarazioni oggi? Nessuno nemmeno se le ricorda».

E la risposta fu: «si vabbé, ma quelle garanzie furono date all’Unione Sovietica, e ora voi siete la Russia. 
E così Putin capì, come poi disse, che il loro errore era stato di fidarsi troppo»
.

E nel discorso di Pozner ci sono almeno un paio di concetti importanti. Perché quello che dice è vero: l’occidente, a un certo punto, quando non è più stato in grado di negare di aver dato quelle garanzie – perché ormai i documenti erano fuoriusciti ed erano diventati pubblici -, cambiò strategia, e disse che sì, le promesse le aveva fatte, ma all’URSS. E adesso l’URSS non esiste più, esiste la Federazione Russa, e quindi ci dispiace, ma a voi non abbiamo promesso nulla.

La giustificazione occidentale

Un discorso stupido e apparentemente senza alcuna base, visto che la Federazione Russa ha ereditato ogni impegno dell’URRS. Evidentemente il principio valeva sempre, salvo che in questo caso.

Ma l’altra cosa importante è che Pozner ricorda il ruolo di Putin. All’inizio Putin stesso, tra le prime cose che fece da Presidente, fu cercare di entrare nella NATO, a dimostrazione del fatto che lo spirito di cooperazione c’era ancora all’inizio degli anni 2000, e questo nonostante le promesse occidentali fossero già state violate.

Ecco perché chi oggi tira fuori l’assenso che Putin diede all’ingresso di nuovi paesi nella NATO non la racconta tutta. Vuole farvi credere che Putin non aveva timori sull’espansione della NATO perché sapeva che la NATO non lo voleva attaccare e non era un pericolo per la Russia. Ma non è così, Putin diede il suo assenso perché in quel momento la Russia sperava ancora di poter essere un vero partner occidentale. Almeno fino a quando, nel 2007-2008, gli occidentali hanno messo in chiaro che l’espansione della NATO non si sarebbe fermata davanti a niente.

Il pluridecorato George Kennan

Ma proseguiamo con un’altra testimonianza di grande peso, quelle che state per leggere sono le parole di George Kennan. È un uomo decorato negli Stati Uniti con la medaglia presidenziale della Libertà, che è la massima decorazione americana. Certo, immagino che valga un po’ meno della patente di filo occidentale che ti danno i giornalisti di La7 o qualche pelato o baffuto, o paffuto canale Youtube nostrano, però ad occhio e croce Kennan non è lo stesso un filo putiniano.

Kennan è stato uno degli architetti della guerra fredda. È considerato il padre della strategia del contenimento. È stato un diplomatico e un ambasciatore. Parliamo di un uomo di questo profilo.

George Kennan

Nel 1998 Kennan rilasciò una intervista al New York Times nella quale gli chiesero che cosa pensasse del primo round di espansione della NATO, che in quel caso riguardava Polonia, Ungheria e Rep. Ceca.

Ecco la risposta di Kennan: «I think it is the beginning of a new cold war», ovvero penso che sia l’inizio di una nuova guerra fredda. E poi: «penso che i russi reagiranno gradualmente in modo piuttosto negativo e questo influenzerà le loro politiche. Penso che sia un tragico errore. Non c’era alcun motivo per farlo. Nessuno stava minacciando nessun altro».

Il Segretario della Difesa Robert Gates

Non vi basta? Facciamo parlare Robert Gates, anche lui americanissimo. È stato segretario della difesa sotto Bush Junior e anche sotto Obama. È stato poi direttore della CIA e vicedirettore per la Sicurezza Nazionale. Ad occhio no, non è un filo putiniano.

Nel suo libro di memorie Gates ha scritto che «cercare di portare la Georgia e l’Ucraina nella Nato è stato davvero esagerato. Quella mossa ha significato ignorare sconsideratamente ciò che i russi consideravano i propri interessi nazionali vitali».

La carta di Istanbul

Non vi basta tutto questo? Allora vi dò un’altra cosa: un bel documento, con delle regole da seguire, che a voi mi pare di capire che le regole piacciono.

Leggete l’articolo 8 della Carta di Istanbul del 1999, è un documento dell’OSCE, l’organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa.

All’articolo 8 dice: «Gli Stati non rafforzeranno la propria sicurezza a scapito della sicurezza di altri Stati».

Perché è un principio base, di buon senso. Condiviso da tutti.

Se non vi basta, in bocca al lupo

Bene, giunti a questo punto direi di avervi dato abbastanza materiale da convincere anche il più scettico su un fatto: qui a ovest sapevamo benissimo che cosa stavamo facendo, e abbiamo deciso di farlo lo stesso pensando che era un nostro diritto farlo soltanto perché nessun trattato ce lo impediva, coscenti che ci fosse una concreta e non remota possibilità che tutto questo avrebbe potuto portare a un esito catastrofico, che adesso si sta verificando, ne abbiamo previsto e accettato le conseguenze.

In termini giuridici qui si parlerebbe di dolo eventuale, quindi siamo nell’ambito dei delitti dolosi, puniti pesantemente.

Nonostante questo io so benissimo che molti continueranno a dire che l’occidente ha agito nel pieno diritto di fare ciò che ha fatto. E io a questo punto dico bene. Bravi, avete la ragione, in punta di diritto. Avete fatto quello che volevate fare, perché secondo voi potevate. Ora i fatti ci stanno dicendo che anche chi stava dall’altra parte, ha iniziato pure lui a fare ciò che ritiene giusto fare, fregandosene delle vostre esigenze. Probabilmente le vostre scritte sui vostri fogli di carta diranno che non può farlo, e allora vi auguro con tutto il cuore un grande in bocca al lupo, per quando sarete chiamati a difendere la vostre idee con tutto il corpo e non più solo con la bocca e i polpastrelli. Sono sicuro che morire sapendo di stare dalla parte del “c’era scritto che io potevo” sia la più onorevole delle fini. Se è quello che pensate, ve la auguro visto che aspirate a questo.

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Andrea Lombardi

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