Censura

Ci hanno tolto il gas (e il pensiero)

Parlava così il presidente ucraino, dopo le prime accuse al suo paese che lo volevano responsabile della distruzione del Nord Stream, il condotto che trasporta(va) il gas dalla Russia direttamente in Germania.

Niente del genere è stato fatto dall’Ucraina.
Non mi comporterei mai in quel modo.

– V. Zelensky

Eppure, dopo più di un anno dall’attacco al Nord Stream, oggi il Washington Post accusa apertamente i militari ucraini di aver fatto saltare in aria il condotto.

E incredibilmente David Puente, il fact checker capo di Open, non ha ancora smontato l’articolo accusandolo di essere basato su “fonti anonime” e dichiarazioni “infondate”.

Ecco la prova che oggi il padrone del vapore vuole farci pensare che sia stata davvero l’Ucraina. Poco male, finalmente ne possiamo parlare serenamente senza il timore di essere censurati. David è la nostra cartina al tornasole, con il vantaggio di non essere usa e getta.

L’autosabotaggio

Fino a oggi l’unico pensiero concesso dai sovrani ai loro sudditi era la teoria dell’autosabotaggio. Dovevamo cioè dire di credere che i russi, dopo aver investito 21 miliardi di euro nel progetto, che oltretutto garantiva loro elevati e costanti flussi di denaro in entrata, avrebbero deciso di farlo esplodere per ricattare con il gas i tedeschi, e quindi gli europei.

Dovevamo cioè pensare che chi ti vuole ricattare minacciandoti di non servirti la cena, trovi conveniente dare fuoco alla cucina al posto semplicemente di non cucinare nulla.

Tra l’altro distruggendo la propria arma di ricatto, e rimanendo da quel momento in poi sprovvisto di un così potente strumento di guadagno e di convincimento.

A qualcuno di noi sembrava una storia un poco stupida, ma siccome ci tenevamo a non passare noi per idioti, fino ad ora ci abbiamo dovuto credere.

Putin che si dà all’ippica, essersi accorto di essersi autosabotato

Il caso Seymour Hersh

Il primo a provarci fu il premio Pulitzer Hersh, nel febbraio 2023, quasi cinque mesi dopo la distruzione del Nord Stream.

Scrisse sul suo Substack un lungo articolo di inchiesta nel quale accusava gli americani di aver coordinato l’operazione contro il condotto russo-tedesco.

Hersh fu distrutto, massacrato pubblicamente, isolato e messo ai margini. Il suo pezzo-bomba (è il caso di dirlo) venne ignorato da tutti i più importanti quotidiani del mondo, perché il pluridecorato premio Pulitzer doveva essere umiliato e trattato come un appestato. Il New York Times e il Washington Post non riportarono le parole di Hersh neppure per deriderlo.

L’ingrato compito fu lasciato ai bassi ranghi del giornalismo locale, le cui gesta abbiamo già decantato in epigrafe.

Seymour Hersh

Per contraddire Hersh si utilizzò qualsiasi strumento, anche il più lercio. David Puente su Open lo accusò addirittura di essersi basato su una “fonte anonima”, quando egli stesso, neppure un mese dopo, analizzando un articolo del Ny Times sullo stesso argomento, definiva le fonti di quest’ultimo pezzo “funzionari americani protetti da anonimato”.

Gli informatori di cui non si può rivelare l’identità diventano per il fact checking di Open alternativamente motivi di discredito o necessità di protezione della sorgente, a seconda della convenienza del momento.

Vi basti questo per capire che il fact checking non ha nulla di scientifico e nessuna pretesa di verità. È solo un processo politico.

La responsabilità ucraina

Ma l’11 novembre 2023 arriva il colpo di scena. Il Washington Post pubblica un articolo di inchiesta basato su fonti anonime (semicit. David Puente) nel quale si sostiene la responsabilità degli alti ranghi militari di Kiev nell’attacco al Nord Stream. Sarebbe coinvolto addirittura il generale Zaluzhny.

Un ufficiale ucraino ha coordinato l’attacco al condotto Nord Stream che ha scioccato e confuso l’occidente.

D’altra parte l’Ucraina si era sempre opposta al progetto Nord Stream, poiché quel tubo sottomarino in acque internazionali li tagliava fuori dal business del gas, che prima veniva spedito in Europa via terra tagliando in due il loro Paese, e garantendogli montagne di quattrini sotto forma di diritti di passaggio.

Quale occasione migliore allora, se non il parapiglia della guerra, per agire – magari in accordo con gli americani – per smantellare quell’opera faraonica che in fondo non andava bene a nessuno?

Nord Stream

Perché anche a Washington il Nord Stream non andava giù.

Tanto che gli USA erano riusciti a costringere i tedeschi a pagare gli ucraini per il ‘disturbo’ di averli fatti fuori da una fetta importante del business dei gasdotti.

Agli americani infatti non piace quando la locomotiva d’Europa, la cui politica estera è sempre stata scritta oltreoceano, alza la testa e stringe accordi diretti con Mosca rendendosi autonoma e incontrollabile. Bypassare i paesi-satellite americani come l’Ucraina, dove il governo dal 2014 è stato buttato giù con un colpo di stato per rimpiazzarlo con un presidente-fantoccio nelle mani degli statunitensi, non è una mossa che alla Casa Bianca può piacere.

Ecco quindi la comunione di interessi, a cui il WashPost si guarda bene dall’accennare, quando descrive il coordinamento ucraino dell’operazione.

Sul tavolo degli imputati oggi c’è il colonnello Chervinsky, un militare ucraino ora in prigione con l’accusa di aver rivelato informazioni segrete che hanno permesso ai russi di bombardare un aeroporto militare. Un uomo usa e getta, bruciato come un cerino, su cui ora si scarica l’intera responsabilità dell’operazione Nord Stream.

D’altra parte la catena di comando raggiungerebbe il vertice delle forze armate, il generale Zaluzhny, ma secondo il Post, non arriverebbe comunque a lambire Zelensky, il quale sarebbe stato tenuto all’oscuro dell’intera operazione.

Evidentemente il presidente ucraino è più fantoccio di quanto pensassimo e non ha neppure il controllo delle proprie forze armate, rimanendo impossibilitato a rimuoverne i vertici anche dopo aver scoperto che queste agiscono autonomamente isolandolo da ogni decisione.

La (non) reazione europea

Venti di guerra. Soffierebbero, se l’Europa esistesse. Una notizia del genere sarebbe sufficiente come casus belli per scatenare una feroce rappresaglia europea.

Ma l’Europa non esiste, né politicamente né militarmente. A questo proposito ho pubblicato tre video di analisi militare per dimostrare che siamo completamente disarmati, ecco il primo della serie.

Privi di spina dorsale, di armi e di potere politico, agli europei non rimane altro che minimizzare, fingere di non essere appena stati derubati dalla merenda dal bullo di turno, per giustificare il proprio silenzio nel tentativo di salvare almeno la faccia.

Siccome nulla accade per caso, resterà da capire ora il motivo per cui questa notizia esca ora e in questo modo, e non ha a che fare certamente con l’Europa, materiale inerte e paccottiglia di riempimento in ogni vicenda umana, quanto piuttosto con gli Stati Uniti stessi e il loro rapporto con l’Ucraina. Staremo a vedere.

Anche noi potevamo avere un (South) Stream

Nel continente dei deboli, smilza tra i sotto nutriti svetta l’Italia. Ma questa è un’altra storia, e se vuoi la trovi in questo video.

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Andrea Lombardi

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